Temu e Shein nel mirino anche del governo italiano
Il Mimit presenterà “nei prossimi giorni” una misura volta a contrastare l’ultra fast fashion cinese a tutela del made in Italy
Il governo italiano, per mano del Ministero delle imprese e del made in Italy, sta preparando una misura ‘contro’ il fast fashion di origine cinese, che potrebbe abbattersi però anche su altri portali on line per la vendita di prodotti low cost come Temu.
Un annuncio in questo senso è arrivato ieri da Alfredo Urso, titolare del Mimit, al termine di un incontro “urgente” avuto con alcuni rappresentanti del sistema moda italiano “per affrontare le emergenze” che toccano il settore, a partire dalla concorrenza sleale.
“Nei prossimi giorni presenteremo, a seguito del confronto odierno con le rappresentanze del settore, un provvedimento per fronteggiare il fenomeno dell’ultra fast fashion”, ha dichiarato Urso, che poi ha spiegato: “Si tratta di una misura che completerà il percorso avviato ieri con l’approvazione in Commissione al Senato del primo pacchetto di interventi urgenti per certificare la trasparenza e la qualità del lavoro delle filiere, contrastando le pratiche scorrette”.
Secondo quanto riferito da Reuters, la ‘tassa’ più in generale ha come target i portali per vendite on line come Shein ma anche Temu. La misura, ha aggiunto ancora l’agenzia di stampa, punta a far sì che siano i produttori a coprire i costi di smaltimento, gestione e riciclo dei loro prodotti quando questi diventano rifiuti. Anche Amazon Haul, rileva ancora Reuters, ovvero il portale di Amazon per prodotti a basso costo, attivo in Italia da inizio ottobre, usa un modello simile a quello di Shein e Temu, inviando prodotti quali abiti, accessori ed elettronica direttamente dalle fabbriche cinesi ai consumatori finali, e quindi potrebbe essere toccato dall’iniziativa del ministero.
Durante l’incontro al Mimit, Urso ha spiegato ai partecipanti, vertici delle principali associazioni della filiera – tra loro Carlo Capasa (Presidente Camera Nazionale della Moda Italiana), Luca Sburlati (Presidente Confindustria Moda), Matteo Lunelli (Presidente Fondazione Altagamma), Doriana Marini (Presidente Nazionale Federmoda Cna) e Moreno Vignolini (Presidente Federazione Moda Confartigianato Imprese) – che la misura è volta a “contrastare l’invasione di prodotti tessili e calzaturieri stranieri a basso costo che penalizzano i produttori italiani mettendo a rischio l’intera filiera”. Questa, ha aggiunto, “dà immediata attuazione a parte della direttiva europea che sottopone al regime di responsabilità estesa del produttore (Epr) chi, pur producendo fuori dall’UE, vende questi prodotti a compratori italiani”. L’iniziativai, riferisce il Mimit, ha raccolto il “pieno sostegno delle associazioni di categoria”.
Nel corso dell’incontro Urso ha anche illustrato il contenuto del pacchetto di misure approvato ieri in Commissione al Senato, che istituisce un sistema volontario di certificazione di conformità delle filiere, volto a garantire legalità e tracciabilità lungo tutta la catena produttiva. Le imprese che lo utilizzeranno, spiega il Mimit, potranno fregiarsi della dicitura ‘Filiera della moda certificata’, sotto il controllo del registro pubblico Mimit e dell’Agcm.
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