“Sviluppare la cargo city di Malpensa senza erodere la brughiera”
Per la cargo city di Malpensa un altro sviluppo è possibile. Lo sostengono i sindaci dei comuni che verrebbero toccati dal progetto Masterplan 2035 di ampliamento dello scalo lombardo, i quali oltre ad avere espresso più volte il proprio no (come già fatto anche dall’ente Parco del Ticino), hanno ora avanzato una controproposta, presentata nei […]
Per la cargo city di Malpensa un altro sviluppo è possibile. Lo sostengono i sindaci dei comuni che verrebbero toccati dal progetto Masterplan 2035 di ampliamento dello scalo lombardo, i quali oltre ad avere espresso più volte il proprio no (come già fatto anche dall’ente Parco del Ticino), hanno ora avanzato una controproposta, presentata nei giorni scorsi anche alla Regione Lombardia.
La richiesta a Sea non è di rinunciare tout court all’espansione, ma di procedere con una delle soluzioni alternative che erano state individuate (ma scartate) negli studi che avevano portato a identificare come ottimale la proposta che prevede l’allargamento dell’area merci al di fuori del sedime aeroportuale in direzione sud.
Oltre alla necessità di salvaguardia del territorio, tra le ragioni per voler rinunciare al piano prescelto c’è anche la natura stessa del boom del traffico merci che sta vivendo Malpensa, il quale – come peraltro evidenziato più volte dai vertici di Sea – è frutto anche della crisi pandemica che ha concentrato i voli (cargo ma anche passeggeri intercontinentali) e i relativi volumi solo sugli scali più attrezzati.
Nel dettaglio, ha spiegato a Malpensa News Dimitri Cassani, presidente di turno del Consorzio Urbanistico Volontario, che riunisce i nove comuni interessati dagli sviluppi dell’aeroporto (Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Golasecca, Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo, Vizzola Ticino), la controproposta del Cuv parte dalla necessità di salvaguardare l’area naturalistica del Gaggio e avviando uno sviluppo graduale e modulare, evitando l’espansione della cargo city verso sud, e propone di rispolverare le soluzioni che nelle relazioni del Masterplan 2035 erano state indicate come scenario 2 e scenario 4.
Entrambe prevedono allargamenti interni all’area di sedime, con uno sviluppo concentrato nella zona sud-ovest per la prima (scenario 2) o con una espansione a ridosso della frazione Case Nuove (scenario 4).
La prima (scenario 2) era stata scartata dallo studio già in una fase di analisi preliminare (queste le ragioni: “richiede la realizzazione di forme di collegamento abbastanza complesse con le esistenti infrastrutture di volo, che si verrebbero a trovare al di là degli attuali edifici cargo, e va ad interessare l’unica area che garantisce – nel lungo termine e come la possibilità di realizzare un potenziamento delle infrastrutture di volo e che quindi era stato ritenuto opportuno mantenere libera da nuovi insediamenti”). La seconda (scenario 4) era invece tra quelle che erano state riprese in considerazione quando la procedura di Via del piano era stata sospesa e si era proceduto con la raccolta di osservazioni. Quest’ultima, spiega Cassani, avrebbe un impatto ambientale enormemente inferiore e andrebbe configurarsi non solo come espansione ‘interna’ ma anche su una frazione (Case Nuove) già molto toccate dalle attività dell’aeroporto.
Nella relazione finale, stilata inserendo le conseguenti integrazioni, come noto tutte le soluzioni alternative erano state nuovamente scartate a favore del progetto che prevede l’espansione a sud e fuori dal sedime aeroportuale.
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