Allarme di Iata: “Frena la crescita della produzione di Saf”
Nel 2025 si fermerà a 1,9 milioni di tonnellate e nel 2026 salirà solo fino a 2,4 milioni
L’industria globale del trasporto aereo rischia un brusco rallentamento nella transizione energetica. Iata ha infatti rivisto al ribasso le stime sulla produzione di Saf (Sustainable Aviation Fuel), la quale nel 2025 secondo le sue stime si fermerà a 1,9 milioni di tonnellate, Il doppio della quantità prodotta nel 2024, ma pari ancora solo allo 0,6% del fabbisogno mondiale. Valori peraltro inferiori a quelli stimati lo scorso giugno, quando l’associazione prevedeva che nell’anno in corso si sarebbero toccati i 2 milioni di tonnellate, circa lo 0,7% del fabbisogno.
Nel 2026 arriverà però il vero rallentamento, dato che la produzione crescerà a ritmi inferiori, raggiungendo solo i 2,4 milioni di tonnellate, ovvero lo 0,8% della domanda.
A determinare la frenata, secondo l’associazione, non sarà però tanto un limite relativo alla capacità produttiva, quanto, prima ancora, la cattiva progettazione che ha guidato le politiche di alcuni paesi.
Sul banco degli imputati Iata ha messo in particolare il programma ReFuelEu che “ha fatto impennare i costi in un contesto di capacità limitata e filiere oligopolistiche”, consentendo ai fornitori di proporre il carburante a un prezzo fino a 5 volte superiore a quello del fuel tradizionale, così come le iniziative avviate nel Regno Unito.
L’impatto complessivo di tali quadri normativi mal progettati si è tradotto per le compagnie aeree in un premio di 1,4 miliardi di dollari, quale costo aggiuntivo dell’impiego di Saf rispetto al carburante tradizionale.
“Le politiche frammentate dell’Europa distorcono i mercati, rallentano gli investimenti e minano gli sforzi per aumentare la produzione di Saf” ha commentato Willie Walsh, direttore generale di Iata, che ha quindi invitato i legislatori europei a correggere la rotta.
In questo scenario, Iata riconosce la validità del piano Stip (Sustainable Transport Investment Plan) varato dalla Ue a inizio novembre, che tra le altre cose prevede lo stanziamento entro fine anno di un supporto da 500 milioni di euro per un progetto pilota in materia di e-Saf, ovvero carburanti sintetici per l’aviazione. Rappresenta un “passo avanti” ha commentato Walsh, rilevando però che “manca di una chiara tabella di marcia”.
Guardando infine proprio agli obiettivi fissati sull’e-Saf da Regno Unito (2028) e Ue (orizzonte al 2030), Iata ha invitato i governi e le istituzioni a non commettere nuovamente gli stessi errori. “L’e-Saf parte già con una base di costi molto più elevata, potenzialmente fino a 12 volte il prezzo del carburante convenzionale. Senza incentivi alla produzione (invece dei mandati e obblighi), l’offerta non raggiungerà gli obiettivi fissati” ha messo in guardia quindi l’associazione.
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