Brescia unica provincia da dove fino a giugno decollavano armi per Israele
L’Osservatorio permanente sulle armi leggere specifica però che si tratta di parti e accessori di revolver e pistole destinate con ogni probabilità non all’utilizzo da parte delle forze armate o di polizia ma ai civili

Le spedizioni di armi e munizioni dall’Italia verso Israele sembra essersi quasi totalmente fermato, fata eccezione per alcuni trasporti che ancora partivano fino allo scorso giugno (ultimo dato Istat disponibile) dalla provincia di Brescia. Lo riferisce al Corriere della Sera Giorgio Beretta (nessuna parentela con la famiglia di armieri) dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal).
I dati Istat del commercio estero mostrano che non solo Brescia è la prima ma è anche l’unica tra le province italiane che ha continuato ad esportare “armi, munizioni e loro componenti” verso Israele dopo il 7 ottobre 2023. Si parla di scambi commerciali che ammontano a quasi 1,5 milioni di euro (1.492.262 euro), mentre dalle altre parti d’Italia queste spedizioni risultano interrotte dal luglio dell’anno scorso.
“Quelle esportate dalla provincia di Brescia dall’ottobre 2023 — ha spiegato Beretta al Corriere — non sono armi complete bensì parti e accessori di revolver e pistole destinate con ogni probabilità non all’utilizzo da parte delle forze armate o di polizia israeliane ma ai civili, inclusi i coloni dei territori occupati. Ed è molto probabile — aggiunge Beretta — che queste esportazioni stiano continuando considerato che a luglio sono state esportate dall’Italia a Israele parti e accessori di armi per 32.218 euro”.
Proprio nelle scorse settimane il Governo italiano ha intanto deciso di revocare una licenza di armi da esportare a Israele. A dirlo è stato il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli rispondendo a un’interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra al Senato nata dalle segnalazioni dei lavoratori aeroportuali riguardanti il transito di materiale bellico attraverso l’aeroporto di Brescia Montichiari. Dall’ottobre 2023 – come evidenziato anche dal calo consistente di flussi di armi verso Israele – non sono state concesse nuove autorizzazioni, ma quelle in essere sono state mantenute (a parte quella revocata, appunto), come confermato indirettamente dalla risposta del viceministro Cirielli all’interrogazione. Si tratta di esportazioni legali, segnalate anche dai database sul commercio estero, legate a contratti in essere.
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