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“Grandi case di spedizione portano i carichi fuori Italia”

Vivace botta e risposta al 1° Forum di AIR CARGO ITALY sul tema delle scelte adottate dalle realtà con base all’estero nei confronti degli scali della Penisola

di REDAZIONE AIR CARGO ITALY
15 Marzo 2023
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Grisafi Mauro (Bcube Air Cargo) – 1° Forum AIR CARGO ITALY 2023 (229)

Malpensa – Le grandi case di spedizioni sono finite ‘sotto accusa’ durante il 1° Forum di AIR CARGO ITALY, andato in scena venerdì scorso al Malpensa Center, per la loro capacità di determinare (spesso in negativo) le sorti degli aeroporti italiani, dando la preferenza agli scali esteri. A finire sul banco degli imputati in particolare i loro headquarter che spesso scelgono di concentrare e convogliare attraverso scali aeroportuali del centro e nord Europa traffici che hanno come origine o destinazione l’Italia.

Il tema è stato sollevato innanzitutto dall’amministratore di BCube Air Cargo, Mauro Grisafi, che prima ancora però ha evidenziato come il settore delle spedizioni aeree stia affrontando in questa fase la competizione del trasporto via mare, tornato appetibile, ma in generale un netto calo dei volumi, che per la società ha portato a numeri “da paura” (-38% a gennaio rispetto allo stesso mese del 2019 e -20% a febbraio).
Per portare la merce a servirsi degli aeroporti italiani, è poi entrato sul tema il manager, “è necessario mettersi al fianco degli spedizionieri”, i “veri decision maker”. Purtroppo però, secondo Grisafi, le filiali italiane dei grandi gruppi non hanno voce in capitolo, perché, “decide l’headquarter” che spesso opta per scali del centro o nord Europa non tanto per una superiorità delle strutture, ma perché “storicamente” ha sempre fatto così.
Nel suo intervento Grisafi ha tuttavia ammesso che queste scelte sono a volte dettate dalla ricerca di economie di scala interne alle aziende, che in alcuni casi fanno accordi da migliaia di tonnellate con compagnie aeree che prediligono Amsterdam o Francoforte. A contare anche lo sdoganamento più rapido (e, ha lasciato intendere il manager, con controlli più blandi di quelli italiani). La soluzione, secondo Grisafi, andrebbe quindi ricercata nello sviluppo di cargo community che con le loro azioni, anche di marketing, possano influenzare le scelte delle case di spedizioni.

Immediata la risposta del presidente di Anama Alessandro Albertini, che ha contestato questa ricostruzione che ‘incolpa’ i quartier generali stranieri dei grandi gruppi e un loro pregiudizio verso gli aeroporti italiani.
“Non è vero, o vale forse solo per una parte dei carichi, ad esempio per l’import di pharma che arriva sul Nord Europa. Come Italia noi non siamo capaci di vendere bene ciò che abbiamo creato, ad esempio le celle frigo di Fiumicino o le semplificazioni doganali. In aggiunta c’è il fatto che spesso il Nord Europa è più bravo poi a distribuire”. Parlando nelle vesti di manager di Ups Healthcare, Albertini ha ricordato situazioni risolte diversamente: “Quando ho presentato progetti per il pharma su Malpensa o Fiumicino, l’azienda ha preferito il Nord Europa, ma oggi le case di spedizioni sono rapidissime a reagire ai cambiamenti e quindi in altri casi siamo stati noi [in Italia] a fungere da hub perché avevamo tariffe più convenienti”. Piuttosto, ha aggiunto il presidente di Anama, un limite è dato dal fatto che “a noi mancano i voli cargo, quelli che si sono, sono tutti pieni e anche i nuovi collegamenti in import ed export che si aggiungeranno si riempiranno subito”.

Sul tema è tornato anche Leonardo Baldi, managing director di Jas Italy, casa di spedizione tra le più importanti d’Italia (ma “di medie dimensioni rispetto ai mostri del settore” ha sottolineato), che dal 2020 opera in proprio voli charter dall’aeroporto di Francoforte.
“Una scelta di necessità più che strategia” ha sottolineato il manager, in quanto nata sotto i colpi e le esigenze dell’emergenza sanitaria. A motivare in particolare la decisione di porre il proprio hub in un aeroporto tedesco (e questo nonostante circa il 50% dei carichi gestiti abbia come destinazione o partenza in Italia) non sono state però secondo Baldi “ragioni economiche, o di miglioramento dei Kpi o dei livelli di servizio, ma il fatto che Francoforte sia in una posizione geografica centrale che permette ai nostri colleghi tedeschi di servire al meglio alcuni clienti strategici”. Un discorso diverso però, si potrebbe fare secondo  se l’Italia tornasse ad avere un vettore aereo di riferimento attivo anche nel settore merci.

F.M.

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