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Nicolini (Confetra): “Non siamo stupidi. Pronti a irrobustire i muscoli”

Roma – Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, si è riunita a Roma per la sua consueta assemblea annuale e nell’occasione ha rivolto al ministro dei trasporti Paola De Micheli, annunciata ma poi assente a causa delle criticità registrate a Venezia che hanno richiesto la presenza di diversi componenti del governo, […]

di Nicola Capuzzo
13 Novembre 2019
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Nicolini Guido – Confetra assemblea 2019 (55)

Roma – Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, si è riunita a Roma per la sua consueta assemblea annuale e nell’occasione ha rivolto al ministro dei trasporti Paola De Micheli, annunciata ma poi assente a causa delle criticità registrate a Venezia che hanno richiesto la presenza di diversi componenti del governo, alcune richieste ben precise.
Nella sua relazione Nicolini ha esordito con il tema dei dazi ricordando che “era il 13 maggio quando il Presidente Trump dava mandato al Dipartimento Federale per il Commercio Internazionale di mettere a punto una proposta – ovviamente estensiva – per nuovi dazi nei confronti di beni e servizi prodotti da alcuni trai principali Paesi europei. Tra questi l’Italia. Nella nuova black list americana, recentemente approvata dal Wto, sono stati colpiti beni Made in Italy per oltre 480 milioni di dollari, secondo i calcoli fatti da Nomisma, nel solo settore Agrifood. Danno che si somma ai dazi preesistenti – sull’importazione di produzioni strategiche come acciaio e alluminio – deliberati dall’amministrazione Usa già il 1 giugno 2018”. L’Ispi, lavorando su dati Istat 2018, calcola in 4 miliardi di euro il valore della potenziale perdita, per l’economia italiana, della ‘guerra commerciale’ dichiarata sotto le insegne dell’azione politica ribattezzata America First.
L’analisi geopolitica del presidente di Confetra è proseguita così: “Possiamo angosciarci perché la Rotta Artica potrebbe rendere obsoleta e in parte superata la funzione logistica del Terzo Valico ed il Corridoio Genova- Rotterdam? Oppure possiamo pianificare, programmare, ed attrezzare i nodi e la rete logistico-infrastrutturale del Paese affinchè l’Italia si candidi ad essere il Gate di accesso in Europa della nuova manifattura sino – subsahariana? Magari candidandoci anche a offrire una lavorazione di ultimo miglio su quelle merci e quelle produzioni, arricchite dalla capacità industriale italiana, e portate poi in Europa grazie all’industria logistica italiana”. E ancora: “Parliamo solo di migranti, o vogliamo darci una strategia logistica che ci posizioni nel Mondo Nuovo in maniera dinamica e competitiva?”. Poi Nicolini ha aggiunto: “Ci serve invece una alleanza tra Stati, tra Roma e Pechino, logistica e industriale, per non fare da osservatori rispetto a Francia, Olanda, Germania. Nel Porto di Amburgo un terzo degli spedizionieri che lì opera è cinese anche perché nella Germania del nord stanno investendo circa 550 industrie manifatturiere cinesi. Ancora una volta: industria e logistica insieme. L’Italia deve trovare il proprio posto nel Mondo”.


Per il presidente della confederazione “abbiamo bisogno di maturare una identità Logistica nazionale, una nuova idea di Made in Italy logistico – sintesi di trasporto, infrastrutture, manifattura e ricerca – e che parta dalla nostra vantaggiosa collocazione geostrategica.
Nicolini ha sottolineato che la categoria “non sta chiedendo sussidi. Chiediamo che il Paese, a partire dal Governo, maturi finalmente la consapevolezza di quale sia la posta in gioco, metta a fuoco una vision, e poi operi scelte coerenti per realizzare i propri obiettivi. Fare ‘Sistema Paese’, istituzioni e imprese insieme, e difendere in modo sano interessi nazionali sani, perché la partita è con e nel resto del mondo. Non tra di noi”.
A proposito di quello che rimane da fare in Italia Confetra ha una lista precisa di interveti da attuare. “Vanno completati i corrodi previsti dal Programma europeo delle Reti Ten T senza ulteriori indugi e discussioni provinciali. Vanno rinnovate tutte quelle misure – ferrobonus, sconto pedaggio, marebonus – a sostegno dell’intermodalità e del trasporto merci sostenibile e competitivo. Va concepito un sistema dei controlli sulla merce semplificato, cooperativo, smart, digitale: massima sicurezza con la massima velocità. Va disboscata quella selva di confuse e contraddittorie norme e funzioni – inclusa tutta la partita delle Autorità indipendenti – che porta nelle nostre imprese a lavorare più gli avvocati che i vettori, i logistici o gli spedizionieri. Occorre una Legge Servizi 4.0 – sul modello di Industria 4.0 – che accompagni le imprese logistiche ad investire per innovare in ricerca e tecnologia. Occorre dare piena attuazione alla Legge di Riforma della portualità e della logistica e riprendere il Documento Strategico per il rilancio del Cargo Aereo” ha affermato il presidente.

Anche a livello europeo le partite da affrontare sono diverse perché si stanno discutendo, o varando, provvedimenti che potrebbero incidere in maniera dirompente sulla logistica italiana. Nicolini ha questo proposito ha citato: “Il Pacchetto Mobilità, e lo sforzo di arginare la concorrenza sleale dell’autotrasporto extracomunitario o dell’est europeo. Il Block Exemption Regulation, per porre limiti all’occupazione dell’intera filiera logistica di terra, da origine a destino, da parte delle grandi alleanze oligopolistiche tra shipping line. Non possiamo pagare due volte dazio! La Direttiva sul trasporto ferroviario in sicurezza delle merci pericolose. La procedura imminente sulla natura giuridica delle Autorità di Sistema Portuale. L’applicazione omogenea in tutti gli Stati membri del Codice Doganale Unionale, senza consentire ‘porti franchi’ che attraggano merci anche grazie alla semplicità (per usare un eufemismo) dei controlli. Il Golden Power, per governare gli investimenti extracomunitari sugli asset strategici, anche logistici e infrastrutturali, dei 28 Stati membri. L’azione di contrasto, che dobbiamo mettere in campo, rispetto ai furbi tentativi dei Paesi confinanti a nord di limitare i passaggi ai valichi alpini per il nostro autotrasporto, ovviamente dietro la scusa degli impatti ambientali”.
Infine l’affondo rivolto al ministro De Micheli: “Noi siamo europeisti, ma non stupidi. E le istituzioni europee, che noi tradizionalmente presidiamo poco e male, sono fatte da uomini, per di più spesso in formale rappresentanza di Stati e dei rispettivi interessi nazionali. Se non impareremo a difendere i nostri interessi legittimi a Bruxelles, quella partita alla quale facevo riferimento prima è già persa in partenza. Se vorrà riattivare presso il Ministero dei trasporti, come speriamo, l’Organismo di Partenariato nazionale della Logistica e dei Trasporti – introdotto nel 2018 con la Legge di Bilancio – saremo onorati di poter fare, su molti di questi dossier, anche da back office tecnico al nostro Ministro e al nostro Governo. L’industria logistica Italiana non ha bisogno di una ‘controparte’ istituzionale pubblica vecchia maniera, ma di un ‘allenatore’ che ci aiuti a preparare la partita, irrobustire i muscoli, e poi competere nel mondo”.
N.C.

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