Raschi (Sea) punta il dito sui limiti ai transiti notturni di Malpensa
Per il manager rischiano di frenare lo sviluppo dei traffici, insieme ai tempi lunghi delle autorizzazioni pubbliche
Favorire lo sviluppo del traffico merci degli aeroporti italiani costruendo nuove piste comporterebbe un consumo di suolo troppo consistente. La strada da percorrere resta quindi quella di aumentare l’utilizzo delle infrastrutture già disponibili, ma in questo senso i vincoli di orario rischiano di costituire un freno allo sviluppo.
Questa la posizione espressa nel corso del convegno “Industria, trasporti, logistica e infrastrutture: insieme per la competitività del paese”, organizzato due giorni fa a Roma da Confindustria, da Francesco Raschi, direttore Cargo e Real Estate di Sea.
Parlando in particolare di Malpensa, il manager ha ricordato come le due piste dello scalo possano gestire complessivamente – tra atterraggi e decolli – 70 movimenti all’ora, “ma tra le 23.30 e le 6.30 questo numero deve scendere a 18” per ragioni di tutela del territorio. Un limite che secondo Raschi vincola in particolare lo sviluppo di Dhl – i cui aerei, 50 al giorno complessivamente, partono “per la maggior parte tra le 10 di sera e l’1 di notte – o di operatori come Amazon, che pure viaggiano di notte per poter poi effettuare consegne al mattino nei paesi di destinazione. Come gestori “abbiamo proposto un modello che raddoppia le tariffe di notte, o di limitare i transiti a motorizzazioni più nuove e meno rumorose, come il 747-800 al posto del 747-400, più vecchio” ha spiegato.
Proseguendo nella disamina dei fattori che frenano lo sviluppo dei traffici merci nello scalo varesino, Raschi ha poi richiamato, senza citarlo esplicitamente, il piano di espansione della Cargo City di Malpensa previsto dal Masterplan 2035 (poco prima Salvini ne aveva fatto cenno, dicendo che il Mit è al lavoro con il ministero dell’Ambiente per superare le prescrizioni della Via). “Dhl – ha affermato al riguardo Raschi – vuole raddoppiare la propria infrastruttura, ha già una opzione per farlo ma ha bisogno di una nuova area. Però se un iter per la Via dura 5 anni, un’azienda può fare altre scelte, anche perché magari un assetto progettato anni prima può rivelarsi non più aggiornato”.
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