Il cargo aereo fa i conti con il (già terminato) nuovo conflitto in Medio Oriente
Restrizioni agli spazi aerei e costi crescenti del fuel hanno messo in difficoltà il settore nei giorni scorsi

All’indomani della notizia dell’avvio di un cessate il fuoco tra Israele e Iran, la cui tenuta è ancora tutta da vedere, le spedizioni aeree globali si ritrovano a fare i conti con parziali restrizioni al traffico (seppure ora in via di allentamento) e incertezze che sono arrivate a toccare ora anche il costo del carburante.
L’inizio della tregua ha portato con sé alcuni annunci di riapertura degli spazi aerei nella regione. Comunicazioni in tal senso sono arrivate da Iraq, Siria, Qatar, Bahrain, Kuwait e alcuni Emirati Arabi Uniti, nonché da Israele, mentre non è chiara la situazione dello stesso Iran, il cui spazio aereo secondo alcune fonti è già accessibile “con permesso preventivo” per voli internazionali e secondo altre lo sarà dal pomeriggio di oggi.
Ciononostante le compagnie attive nell’area, considerata anche la fragilità della tregua, non sono completamente tornate a operare al suo interno. Nel suo ultimo Travel Update, risalente al 23 giugno, Emirates ha confermato di avere continuato a operare i voli in programma, aggirando le aree interessate dalla guerra. Restano ad oggi sospesi, fino al prossimo 30 giugno, i collegamenti con Teheran e le città irachene di Baghdad e Basra. Qatar Airways in una nota ha ieri ha annunciato la riattivazione dei voli, in conseguenza della riapertura dello spazio aereo del paese, ‘violato’ dal missile Iran diretto verso la base Usa di Al Udeid, preannunciando il verificarsi di “ritardi significativi”.
Il nuovo conflitto in Medio Oriente aveva messo in agitazione le compagnie attive nell’area anche per quel che riguardava specificamente il segmento merci. Emirates SkyCargo in particolare aveva segnalato il rischio di possibili riduzioni di capacità di carico e di spedizioni lasciate a terra dato che i suoi aerei, per aggirare l’area, avrebbero dovuto incamerare maggiori quantità di carburante in uscita da Dubai. Una limitazione che – sebbene ora sulla strada per dissolversi, dato appunto il raggiungimento della tregua – per il settore è andata ad aggiungersi a quella che già incombe sui cieli dell’Ucraina e su quelli russi per le compagnie occidentali, dopo l’avvio dell’invasione della prima nel 2022 e che già ha spinto alcuni vettori a smettere di operare alcune linee non più sostenibili economicamente. Secondo il Guardian, la chiusura dello spazio aereo ucraino ha aggravato la congestione del traffico nei cieli europei, generando ritardi nei controlli di volo.
Nel frattempo, il Jet Fuel Price Monitor, elaborato da Iata insieme a Platts, ha evidenziato allo scorso 20 giugno una crescita del 12,9% del costo del carburante aereo (le precedenti variazioni erano state, a ritroso, del +4,9% e +1,2%) sulla media della settimana precedente e del 19% sulla media del mese precedente, ancora tuttavia a un livello inferiore del 2,1% a quello toccato in media l’anno prima.
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